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in Smart working: consigli pratici da rina.camporese@istat.it (130 punti)

L’emergenza sanitaria ha reso agili molti lavoratori della PA. Ma l’agilità al momento si può esprimere solo nell’arco che va dalle mura domestiche alla propria sede di lavoro.

Ciò rende difficile risolvere un paio di problemi. Lavorare da casa forzatamente a lungo non è per tutti sostenibile (spazi, strumenti, persone di cui prendersi cura…). Inoltre, anche luoghi di lavoro discretamente sicuri, come potrebbero essere alcuni uffici della PA, devono essere raggiunti spostandosi (lunghi viaggi pendolari, mezzi di trasporto pubblici, traffico…). 

E allora perché non ridurre gli spostamenti e creare spazi di coworking nelle PA?

Se qualcuno abita a Mestre, ha la sede di lavoro a Padova ed è in difficoltà a lavorare a casa, potrebbe usare una postazione di lavoro messa a disposizione da un ente con sede a Mestre. Allo stesso modo, chi abita a Padova e ha la sede a Mestre, potrebbe appoggiarsi alla sede di una PA di Padova. I treni fino a febbraio traboccavano di pendolari così.

Di certo si pongono problemi di riservatezza, sicurezza, tutela dei beni, sorveglianza, accesso... Ma per tutti, con pazienza, si può trovare una soluzione: non sono insormontabili.

In questo modo si ridurrebbero gli spostamenti - molti di noi potrebbero usare la bici, anziché l’auto o il treno - e si offrirebbero ai lavoratori della PA luoghi consoni e vicini a casa, non più forzatamente domestici. Si tratterebbe, in poche parole, di un coworking solidale tra enti della PA.

A guardare più lontano dell’emergenza sanitaria, l'idea potrebbe trovare un suo senso generale. Ogni sede PA potrebbe predisporre una zona coworking per il personale di altre amministrazioni.

Quanti viaggi in meno e quante giornate di lavoro guadagnate se, in caso di impossibilità a spostarsi, ci si potesse appoggiare in un coworking dell'amministrazione vicina a casa. E quante riunioni svolte nel punto più facilmente raggiungibile dall'insieme dei partecipanti. La contaminazione nella PA sarebbe agevolata e a contaminare sarebbero le persone più aperte, quelle che non si fanno problemi a spostarsi in uno spazio coworking per lavorare.

Che ne pensate?

Grazie,
Rina


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