VIDEO Academy | Abilitare il lavoro ibrido con la social collaboration


Da più parti si fa strada un modello di lavoro ibrido come logica evoluzione dello smart working e soprattutto del jail-working (lavoro remoto chiusi in casa) attuato durante il periodo pandemico. È un modello che probabilmente si affermerà come prevalente nel new normal perché in grado di garantire equilibrio fra le funzioni esercitabili in presenza e quelle che non necessitano di un presidio continuo in ufficio. Di fatto il lavoro ibrido è una combinazione di lavoro a distanza e lavoro in presenza che non presuppone la definizione di rigide percentuali di soggetti da assegnare all’una o all’altra modalità e, fondamentalmente, si basa sulla capacità di gestire team di persone che operano in luoghi diversi, in tempi diversi e con strumenti diversi, non solo attraverso l’uso di particolari software (che comunque sono utili allo scopo) ma, e soprattutto, con una rinnovata cultura manageriale e una visione che siano in grado di riportare le persone al centro dei processi di innovazione. Prendendo poi spunto dalle mutate esigenze dei lavoratori, soprattutto in riferimento al life balance, e dalla consapevolezza che gli stessi hanno maturato durante il periodo di lavoro da remoto forzoso, quando hanno constatato come sia di fatto possibile esercitare molte attività senza doversi recare in ufficio, possiamo assolutamente prendere atto che il ricorso al lavoro ibrido permetterà finalmente alle organizzazioni di diventare più umane e soprattutto più competitive.
 
Rivedi l’Academy a cura di FPA Digital School a FORUM PA 2022, con Gianluigi Cogo, Esperto di innovazione digitale nella PA.

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